domenica 25 maggio 2014

Vecchia/Nuova Wave & Ivories/Jeunesse D'Ivoire



Salve, nella domenica delle urne mi andava di disquisire sul rapporto tra vecchia new wave e 'new new wave'...no, non avete letto male l'ultimo termine definitorio: oggi chi è musicista new wave moderno è fatto rientrare in questo consesso --> la nuova new wave...

Ma lasciatemi cianciare con ordine seguendo delle mie considerazioni (sempre profane magari!)...


Rapporti tra Vecchia Wave e Nuova Wave

Innanzitutto è bene precisare che di questa 'relazione' se ne puo' parlare alla luce dell'ancora attuale revival in corso...si perchè per la prima volta, da un po' di anni a questa parte, si puo' parlare con cognizione di un vero revival della new wave. All'epoca (fine 70-inizio 80) forse neanche gli stessi protagonisti, soprattutto quelli minori o più sfortunati, non se lo sarebbero davvero immaginato un revival così robusto. Perchè è innegabile che ci sia un forte ritorno a certe sonorità anni 80 (basta sentire anche i jingle di alcune pubblicità !)...e da cosa è motivato questo revival, che cosa lo sostiene, quali le implicazioni?
Dirò subito che nella storia della musica rock, ma più in generale nel quadro della musica in toto, il revival è ormai un clichè. Basta aspettare più o meno il salto di una generazione per vedere che nuovi musicisti e nuovi ascoltatori si sentano in bisogno di 'ripartire' da esperienze passate e precedenti. A volte sono stati gli stessi musicisti sopravanzati nella storia musicale per richiesta o per nostalgia a ri-prodursi in loro 'vecchi' lavori (vedasi a mo' di esempio quegli stessi musicisti che nei 60 facevano beat rock e che nei 70 si vocarono al prog per poi tornare negli 80 alle origini col neo-beat o col neo-garage).
Oggi, per quanto mi è stato dato di capire (prendete questa comprensione con tutti i benefici del dubbio se volete), siamo entrati in una sorta di era dell'eterno revival. Mi spiego meglio --> Quello che è stato inciso nel passato (dall'inizio del secolo scorso sostanzialmente, con la nascita e la diffusione dei vinili) e che è riproducibile (e quindi anche ri-suonabile) puo' incontrare 'in ogni attuale e futuro oggi' dei possibili fan/cultori di genere.
Grazie poi alla digitalizzazione (in formato mp3, ma non solo) la diffusione facile e universale è garantita su una scala potenzialmente vastissima. 
Ecco perchè c'è spazio oltre che per i revival anche per le rivincite della storia: cioe' un'inusitata fortuna per progetti musicali che al tempo magari non andarono oltre la semplice diffusione domestica !
In questo quadro è facilmente comprensibile come in futuro, specie nell'alveo della musica rock (un vero genere al capolinea, dal punto di vista dell'eveoluzione stilistica), assisteremo ad una sovrapposizione incessante di revival. Ed il futuro, non abbiate timori, è già adesso...ne siamo ben consci tutti credo.

Venendo allo specifico del revival new wave o comunque del rock anni 80 possiamo notare che tra la fine del primigeneo corso musicale protagonista del mio blog e l'attuale revival c'è stato giusto lo spazio di un'intera nuova generazione (quantificata in ogni campo proprio tra i 25 e i 30 anni). 
Un revival wave partito sostanzialmente dalla seconda metà della prima decade 2000 e sviluppatosi maggiormente negli anni successivi fino ai giorni nostri.
Oltre che da esigenze conoscitorie o di mera riscoperta stilistica, il revival sembra essere sostenuto da una certa affinità generazionale tra quei primi waver e i riscopritori attuali (nuovi waver?). 
Anche qui tento di spiegarmi. 
Sembra infatti che alla base di questo gradimento o rifacimento musicale ci sia una certa consonanza emotiva tra quelli che facevano/apprezzavano questa musica allora e quelli che provano a rifarla/ascoltarla oggi. In particolar modo con la darkwave è innegabile che tutta questa voglia di intimismo attuale sia sostenuta/indotta/generata, in ispecie in Italia, da questa perdurante crisi (non solo economica) che sta segnando questi tempi (che finirà quando? ai potenti l'ardua sentenza..).
Per fare una domanda precisa: perchè il dark (o la new wave per esteso, genere che nei suoi sotto-tipi ha sviscerato tanta malinconia o intimismo) sta conoscendo in questo paese tanta fortuna? 
Rispetto ai primi waver i giovani attuali sono certamente diversi, ma di fondo sembra esserci una similitudine forte tra queste due generazioni: l'esclusione. Se per i primi si trattava perlopiù di auto-esclusione (cioè coltivavano una dimensione intima di dissenso verso il sistema, dopo la stagione degli impegni diretti e militanti, finita male..) per i secondi si puo' parlare più che altro di un'esclusione indotta dal sistema (la disoccupazione giovanile cronica, la mancanza di prospettive, la precarietà etc..).
Certo poi l'effetto di questa esclusione (che si puo' manifestare ancora oggi in un auto-esclusione, sia chiaro) sia per i primi che per i secondi si puo' definire come identico: la ricerca dell'intimismo o di sonorità, in musica off course, più malinconiche (per l'appunto!).
Un'altra differenza sta ovviamente nel modo di fare musica new wave: oggi i nuovi musicisti waver si avvalgono di una nuova strumentazione, che rende possibile l'attualizzazione o l'approfondimento dei sotto-generi wave in una maniera che allora non era praticabile, dilatandone anche (o distorcendone) la portata esplicativa. 
Io devo precisare che seguo/sono poco attratto dalle band di 'new new wave' (ribadendone comunque tutta la legittimità o forza comunicativa), preferisco i vecchi prodotti di quella prima onda (specie italiana) o le sperimentazioni di allora. Non per una sorta di razzismo musicale, ma per un mio bisogno di chiarezza stilistica. Oggi si tende a mischiare troppo (in tutti i campi musicali: rap-metal, psichedelia e hardcore etc..) fregandosene dei contesti originari in cui un genere nacque (il pop post-punk che gira tanto mi fa inorridire, l'emo cotonato senza un preciso background darkwave mi fa tenerezza etc..). Ci vorrebbe un po' più di cultura e di rispetto in molti casi...Ma forse è la natura stessa del revival: la rielaborazione (in alcuni casi, profanazione) è un'esigenza (a volte furbesca) che aiuta a riscoprire un genere. Io mi accontento prevalentemente di vecchia wave, facendo gli auguri a chi ne fa di nuova (tanto bisogna farla anche oggi la musica! E qualcuna riesco ad apprezzarla, mica sono un talebano..).

Come si è manifestato fino ad ora questo revival? Innanzitutto sembra essere sostenuto da attività diversificate e più o meno valide. Tralasciando le commercializzazioni (più o meno condivisibili..decidete voi di caso in caso..), si rintracciano innegabili valenze nelle ristampe (che rilanciano prodotti sonori che altrimenti sarebbero andati perduti), nelle pubblicazioni documentaristiche (diversi libri analizzano/ricordano alcune 'scene locali', la storia dei locali di culto, fatti legati al movimento punk wave etc) e nei concerti o nelle rassegne musicali con vecchi e nuovi protagonisti.
Ecco, parlando di rassegne, se c'è una cosa che mi piace pensare riguardo ad esse è che si dovrebbero fare per consentire un dialogo, un processo osmotico tra vecchi e nuovi musicisti waver (per fare cultura oltre che musica, per concretizzare un qualcosa come un passaggio di testimone ideale anche..).
E' in tal senso che mi va di segnalarvi, con una settimana giusta di anticipo, l'evento che si svolgerà proprio il prossimo week-end (venerdì 30 maggio e sabato 31 maggio) a Roma: il festival 'Distanze 100% New Wave Italiana'.  Una due giorni di musica in cui si cimenteranno proprio vecchie e nuove new wave bands (per una delle vecchie si tratterà poi di un ritorno sul palco dopo svariati anni: gli Aidons La Norvege). Ecco la pagina FB in cui potete in caso saperne di più (per chi potesse partecipare..): https://www.facebook.com/events/1401879856728419/ . Tra gli organizzatori c'è Alessandro Marchettini, lo stesso di Destination Morgue, il festival industrial ormai giunto alla settima edizione (con in mente l'ottava?) che si svolge annualmente proprio a Roma; un personaggio Marchettini che sembra aver capito che vecchio e nuovo dovrebbero incontrarsi e sostenersi (oltre che capirsi in alcuni casi..). I nomi contenuti nel cartellone di Distanze risultano da soli invitanti. Sarà distribuita anche una compilation con brani delle band coinvolte. 
Mi sentivo di fare un po' di pubblicità non retribuita all'evento (ci mancherebbe! qua faccio tutto per passione diciamo), visto poi che si legava in un certo qualmodo al discorso del presente post.

Fra le band di questa rassegna c'è nè poi una che giustifica l'inserto sonoro che ho pensato si potesse ben legare ai discorsi che ho tentato testè di fare...gli....


IVORIES



Ora, questa è una band dei giorni nostri e chi la conosce potrebbe dirmi: 'ma nel blog condividi soltanto materiale di band anni 80!' Beh gli Ivories sono una nuova band con radici datate potrei subito replicarvi recisamente..
Poi aggiungerei che questa band è in forte continuità con certi progetti della prima new wave milanese. Una formazione animata da tre validi musicisti che hanno deciso in tempi recenti di tornare a fare pubblicamente (privatamente non credo abbiano mai smesso..) ottima musica (qui la loro pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ivories_Italy/182027365154963 ). Un'ideale 'liaison' quindi tra vecchia e nuova wave.
Ora non condividerò il loro Ep uscito l'anno scorso (troppo fresca l'uscita e ad ogni modo devo pur rispettare la mission del blog), ma posso farvi sentire il loro sound semplicemente dal loro canale you tube: https://www.youtube.com/user/WeAreIvories . Qui potete trovare i due -forse!- brani migliori del loro dischetto 12 pollici (autoprodotto): 'As Blind As We Are Now' e 'Landed' (ottima musica new new wave fatta da qualcuno che aveva già composto vecchia wave diverso tempo prima). Sul canale ci sono poi anche alcune esibizioni live e i brani dei Jeunesse D'Ivoire...appunto i Jeunesse D'Ivoire...le radici a cui accennavo...



JEUNESSE D'IVOIRE



Due dei tre componenti -Patrizia Tranchina e Danilo Carnevale- degli attuali Ivories provengono proprio dall'esperienza dei Jeunesse d'Ivoire (il nome poi richiama abbastanza quest'esperienza, è inutile anche scriverlo..). Una band che era attiva nella primissima onda milanese e che diciamo faceva dell'ottima minimal wave (per non dire una pregevole miscela tra post-punk ed elettronica minimale..). 
Questo bel progettino, come già alcuni sapranno, è di ricente stato 'riesumato' nei suoi lasciti sonori da diverse compilation prodotte in anni non tanto passati (vedasi discogs in caso) e con merito ha conosciuto oggi un enorme affetto ex-post (un po' come è avvenuto con i Janitor of Lunacy di cui al post precedente), meglio tardi che mai...
Al tempo la band riuscì ad andare su vinile soltanto con la mitica compilation 'Body Section' della Electric Eye Records, oltre a produrre alcune cassette e fare anche dei concerti. Purtroppo rimase confinata nel classico girone dell'underground rock wave italiano, limbo nel quale gravitarono il 99% delle band italiane di allora, o quasi..
A rilanciarne le gesta è stata per prima la Spittle Records grazie alla selezione 'Milano New Wave 1980-83' (prodotta nel 2008) contenente oltre ai Jeunesse anche brani prodotti ai tempi da altre 3 interessanti formazioni new wave milanesi di inizio anni 80: State of Art, Other Side e La Maison. 
Poi è venuto l'inserimento di un loro brano nel primo volume di Danza Meccanica della Mannequin e da qui altri apprezzamenti. Ormai vendetta con la storia anche in questo caso è stata compiuta...

'Jeunesse D'Ivoire' (demo 1982)



Il demo che vi propongo è forse l'unico ufficiale della band, con un artwork ben fatto e una qualità audio davvero ottima. 
I brani sono 3 e vennero registrati per l'occasione nel Palmito Studio di San Donato Milanese nel novembre del 1982. Troviamo oltre alla hit della band, 'A Gift of Tears', due altri ottimi brani di 'corredo': 'Silent Imagery' e 'Praise'.
Tutte e tre le tracce possono farsi rientrare dentro gli stilemi della minimal wave (della migliore direi !) ma certamente non si puo' sfuggire da una denominazione anche cold wave/post-punk ('Praise' in particolar modo ha un chiaro sentore joy-divisionano..).
Nel demo spicca, oltre la mirabile orchestrazione sonora, anche la voce di Patrizia, davvero apprezzabilissima (una delle migliori di tutta la prima wave italiana, per intonazione e piglio). Un piccolo grande lavoro, davvero suggestivo, che spero gradirete...

Description of the tape in english: here today maybe the only official demo of the Jeunesse d'Ivorie, amazing minimal wave band from Milan (early 80s, Lombardia region). A self-titled very inspired with 3 great songs in a pure cold wave style, with a solid post-punk base (especially in the third track -'Praise'- really into the Joy Division direction..). A relaxing and striking work for every ear !

Please Enjoy


http://www.4shared.com/zip/PK4WIQzGba/Jeunesse_dIvoire_demo1982.html


Un ringraziamento a F.d.P per la condivisione e un saluto ecumenico a vecchi e nuovi waver.

Saluti.


2 commenti:

  1. Vicenda molto intrigante quella del revival (e del revival del revival) e dei cicli che si ripetono...Non sempre però gli originali sono più interessanti (in senso strettamente musicale) delle nuove leve; è vero che i mezzi tecnici a disposizione delle giovani leve sono ben altri rispetto alla preistoria della wave italiana, ma penso che la maggior facilità di ascolto al di fuori dei piccoli circuiti delle varie scene possa far maturare esperienza (e furbizia) molto velocemente...Poi c'è la rete. È anche vero che qualcosa si perde riguardo alla "genuinità" e alla "purezza," ma il "riciclo" in qualche caso, forse perché più adattabile ai gusti delle nuove generazioni del momento, riesce a fare miracoli...Penso, ad esempio, al revival garage degli anni 80 (Joe Perrino, Sick Rose...)
    Comunque gli anni 80 sono di nuovo tra noi, hai ragione.
    Grazie per i nuovi gioielli rari che hai messo ha disposizione: ho appena scaricato dei Jeunesse e appena finisco di ascoltarlo vado a cercarmi il disco degli Ivories.
    Bel post, davvero.
    Un saluto.

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  2. Beh si possono avere impressioni diverse su questa tema (meglio le cose primigenee o quelle prodottesi col revival), di sicuro la qualità realizzativa è migliore oggi, però l'originalità è difficile da ottenere (infatti molti provano anche contaminazioni azzardate per sorprendere/attrarre ascoltatori, che possono piacere, sia chiaro). Io apprezzo moltissimo l'artigianalità di quel periodo, i suoni sporchi o mal registrati sono una tenera abitudine per le mie orecchie ormai, anzi dirò di più, sono un po' stufo delle sonorità ultra ovattate e pettinate che si sentono oggi (spesso frutto di ricami al pc..). Poi infatti qualcuno è meglio che non si presenti live...Comunque grazie per l'ulteriore gradimento, queste ultime due cassettine erano speciali, merito di chi le ha prodotte. Saluti

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